giovedì 28 giugno 2012


 Tu.
 di Maya Autelitano.

Tu, che mi hai creata angelo per farmi vivere all'inferno... perchè non ascolti le mie grida?... Tu, che quando sono nata mi hai segnato questa croce sulla fronte... perchè non ascolti il mio pianto?... Tu, ti burli di me... e mi osservi dal tuo freddo regno... Ho perso le mie ali in questo deserto di anime dannate custodendo quell'amore per cui mi hai dato vita... e ora che la strada è buia e io avanzo strisciando... non rimane altro che l'eco delle tue menzogne...

martedì 12 giugno 2012


                                                                VIA D'USCITA.
                          Di Maya Autelitano.

Laila stava sdraiata con la schiena contro il gelido pavimento metallico. Il corpo nudo, longilineo, alto, coperto di lividi. Le gambe aperte. Sangue. Ovunque, sotto di lei. Il corpo pesante di un uomo sul suo.
I suoi occhi erano chiusi. Laila non voleva piu vedere. Non voleva più sentire. Il dolore era troppo forte. Era cosi forte che era sparito. L'uomo spingeva come un animale. Prima di lui altri. Ma lei stranamente ora non sentiva più nulla. Tutto era silenzio e buio.
Poi udì una voce. Era quella di Estelle, la sua amica, che la stava chiamando. Aprì gli occhi e la vide lì accanto a lei.
Perchè sei tornata? - le chiese Laila. - Ti hanno ripresa?
Estelle sorrise e le prese la mano.
- No, sono riuscita a fuggire e ora sono qui per portare via anche te.
Laila era sempre nuda e sdraiata, ma ora non sentiva piu dolore in mezzo alle gambe e il sangue era sparito. Anche il freddo era sparito. Guardò Estelle. Il suo sorriso era bellissimo, il suo sguardo dolcissimo e la abbracciò. Il suo corpo era avvolto da una tunica bianca, che le nascondeva i piedi. 
- Non avere più paura. Nessuno ti farà più del male. Ora starai per sempre con me. - disse Estelle, carezzandole il viso. Si alzò e prese Laila in braccio. La ragazza smise di tremare. Ora sentiva solo una grande pace, tra le braccia del suo amore...

Il segnale acustico del pronto intervento distrasse il commissario di bordo dal suo portatile da polso, dove stava compilando il rapporto. Dieci maschi di razza terrestre in arresto, due femmine di razza lunare all'obitorio. Uno stupro di gruppo. Roba di routine oramai.
I due infermieri, nella stiva, stavano caricando il corpo di Laila sulla barella magnetica del coroner.
Un agente di polizia passò trascinando uno degli uomini ammanettato. 
- Questo è l'ultimo, capo! - Il vecchio commissario guardò l'uomo che teneva gli occhi bassi, lo sguardo buio e gli sferrò una ginocchiata nei genitali. L'uomo si piegò piangendo.
-Toglimi questa merda da davanti!
L'agente si allontanò col prigioniero. 
-Se questa Estelle, prima di morire non ci avesse avvertiti, non le avremmo mai trovate... probabilmente i loro corpi sarebbe stati gettati a marcire nello spazio. - disse il vice avvicinandosi al suo superiore.
- Già, - rispose il commissario, lo sguardo cupo - ha cercato di salvarla, qualcosa le legava... ma noi siamo arrivati troppo tardi. 
Il suo collega rimase in silenzio, finendo di digitare sul suo portatile.
Il vecchio funzionario si avvicinò al corpo di Laila, che stava per essere chiuso nel sacco sterile.
- Abbiamo imparato a viaggiare tra le stelle, ma non siamo mai stati capaci di essere degni di farlo, di chiamarci umani...  
Il suo collega annuì. 
- Commissario, ha notato il suo viso... nonostante quello che ha passato sembra stia sorridendo...
Il vecchio chiuse il sacco sul volto di Laila.
- Si... forse almeno lei ha trovato una via d'uscita da quest'incubo.