VIA D'USCITA.
Di Maya Autelitano.
Laila stava
sdraiata con la schiena contro il gelido pavimento metallico. Il
corpo nudo, longilineo, alto, coperto di lividi. Le gambe aperte.
Sangue. Ovunque, sotto di lei. Il corpo pesante di un uomo sul suo.
I suoi occhi erano
chiusi. Laila non voleva piu vedere. Non voleva più sentire. Il
dolore era troppo forte. Era cosi forte che era sparito. L'uomo
spingeva come un animale. Prima di lui altri. Ma lei stranamente ora
non sentiva più nulla. Tutto era silenzio e buio.
Poi udì una
voce. Era quella di Estelle, la sua amica, che la stava chiamando.
Aprì gli occhi e la vide lì accanto a lei.
Perchè sei
tornata? - le chiese Laila. - Ti hanno ripresa?
Estelle sorrise e
le prese la mano.
- No, sono
riuscita a fuggire e ora sono qui per portare via anche te.
Laila era sempre
nuda e sdraiata, ma ora non sentiva piu dolore in mezzo alle gambe e
il sangue era sparito. Anche il freddo era sparito. Guardò Estelle.
Il suo sorriso era bellissimo, il suo sguardo dolcissimo e la
abbracciò. Il suo corpo era avvolto da una tunica bianca, che le
nascondeva i piedi.
- Non avere più
paura. Nessuno ti farà più del male. Ora starai per sempre con me.
- disse Estelle, carezzandole il viso. Si alzò e prese Laila in
braccio. La ragazza smise di tremare. Ora sentiva solo una grande
pace, tra le braccia del suo amore...
Il segnale acustico del pronto intervento distrasse il commissario di bordo dal suo portatile da
polso, dove stava compilando il rapporto. Dieci maschi di razza
terrestre in arresto, due femmine di razza lunare all'obitorio. Uno
stupro di gruppo. Roba di routine oramai.
I due infermieri,
nella stiva, stavano caricando il corpo di Laila sulla barella
magnetica del coroner.
Un agente di
polizia passò trascinando uno degli uomini ammanettato.
- Questo è
l'ultimo, capo! - Il vecchio commissario guardò l'uomo che teneva
gli occhi bassi, lo sguardo buio e gli sferrò una ginocchiata nei
genitali. L'uomo si piegò piangendo.
-Toglimi questa
merda da davanti!
L'agente si
allontanò col prigioniero.
-Se questa
Estelle, prima di morire non ci avesse avvertiti, non le avremmo mai
trovate... probabilmente i loro corpi sarebbe stati gettati a
marcire nello spazio. - disse il vice avvicinandosi al suo
superiore.
- Già, -
rispose il commissario, lo sguardo cupo - ha cercato di salvarla,
qualcosa le legava... ma noi siamo arrivati troppo tardi.
Il suo collega
rimase in silenzio, finendo di digitare sul suo portatile.
Il vecchio
funzionario si avvicinò al corpo di Laila, che stava per essere
chiuso nel sacco sterile.
- Abbiamo
imparato a viaggiare tra le stelle, ma non siamo mai stati capaci di
essere degni di farlo, di chiamarci umani...
Il suo collega
annuì.
- Commissario,
ha notato il suo viso... nonostante quello che ha passato sembra
stia sorridendo...
Il vecchio chiuse
il sacco sul volto di Laila.
- Si... forse
almeno lei ha trovato una via d'uscita da quest'incubo.